Intervista a Monica Memoli

Intervista Monica Memoli PAM Photo Art Market

Tanti interessi, una vita movimentata e l’isola di Arturo riflette il suo modo di stare al mondo

Che studi hai fatto?

Lasciamo stare…storia tortuosa. Fino al primo liceo classico al Sannazzaro per poi passare bruscamente alle magistrali al Pimentel Fonseca con conseguente culture shock. Poi università, facoltà di Agraria dove ho dato ben 3 esami e poi basta. Peccato perché mi piaceva molto, ma è andata così.

Quali giochi preferivi nell’infanzia e da ragazza?

Nascondino al buio. Un gioco x gente dalle coronarie d’acciaio.

Quali sono le esperienze personali che credi abbiano definito la tua personalità?

Le estati dell’infanzia a Procida; aver conosciuto gatti straordinari; adolescenza turbolenta; il ginnasio con Dora Ferola insegnante di lettere; gli anni del nuoto agonistico con Franco Patanè allenatore; un anno vissuto negli Stati Uniti; la mia strepitosa famiglia di origine; mio marito e i miei figli; alcune orribili esperienze violente; essere stata belloccia e essere ora una balena è stata una grande opportunità…come vivere due vite; i miei amici storici.

Quali libri leggevi da ragazza e quali oggi? Il libro o una canzone che ha cambiato la tua vita?

Da bambina una bellissima edizione della divina commedia illustrata da Dorè a tratti spaventosa; tutte le fiabe del mondo; verso i 20 anni di tutto. L’Aleph di Borges e Wodehouse (la serie con Jeeves) sono stati illuminanti.

Possiedi un gatto o un cane? Vuoi raccontarci il rapporto che hai con lui?

Gattofila appassionata. Ognuno ha la sua personalità e un animo nobile. Bello averli compagni di vita.

Pensi che nella tua ricerca visiva ci sia

La ricerca di assoluto seguendo una spinta interiore che vede l’essenziale e trova un mondo nei dettagli, isolandoli della realtà sullo sfondo.

Come ti sei avvicinata alla fotografia?

Mi è sempre piaciuto fotografare. Da bambina avevo una kodak compatta, ricordo ancora la gioia di quel regalo.

Quali fotografi/artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Folgorata da un fotografo in cui mi sono imbattuta per caso sul web: Alain Boccard. Franco Fontana. Matisse.

Cosa cerchi di cogliere ed esprimere attraverso la fotografia?

Il mondo sottostante alla realtà apparente.

C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?

Si ma ho paura che chiamiate il pronto soccorso psichiatrico. Mi affascinano i collegamenti tra fisica quantistica, neuroscienze, filosofia e spiritualità. Prescindendo dagli specifici temi di ogni progetto fotografico, c’è una visione che permea tutta l’opera di un artista, il suo modo di stare al mondo. Mi piace scoprire altri mondi oltre la realtà apparente. Nei dettagli e nei colori si aprono varchi verso altre dimensioni.

Cos’è per te la bellezza?

Qualcosa che deriva da un percorso. Un percorso influisce sulla formazione della bellezza lasciando delle tracce. In sostanza la bellezza è il risultato di un percorso o addirittura il percorso stesso.

Arte e fotografia. Secondo te qual è il confine, se c’è, nella fotografia affinché possa essere considerata arte.

Penso che tutto sia Arte, intesa come atto creativo e liberatorio dello spirito. Vedo l’Arte come una connessione con differenti livelli di realtà e coscienza.

Descrivi un mondo migliore.

Uno dove ognuno possa realizzare il suo fare anima.

Nel tuo Pantheon immaginario di artisti o fotografi eccellenti, chi c’è? Perché?

Matisse che ha avuto il coraggio di far parlare i colori. I colori ci parlano. Hanno dei messaggi per noi. Ci arrivano dentro senza passare per la coscienza.

Cos’è per te il PAM?

Un progetto utopico che rischia di realizzarsi. Tante differenti individualità che insieme moltiplicano il loro valore.

La foto di copertina è di Marco Maraviglia