Concrete

Le immagini di Dario del Giudice sono figlie del suo lavoro in cantieri edili.
Raccontano il cemento, un materiale inconsueto, grezzo, selvaggio, ma che nasconde in sé un alto contenuto di tecnologia e un’anima. Le foto rimandano fortemente all’architettura brutalista di Le Corbusier, che fece largo uso del béton brut, oppure a Oscar Niemeyer, Kenzo Tange, Zaha Hadid, Carlo Scarpa, che spesso scelsero il calcestruzzo come elemento estetico e poetico. Delle note quotidiane scritte con un’alternanza di punti di vista e un’apparente casualità compositiva, che trasformano l’essenzialità e la rudezza del cemento armato in un elogio della semplicità e dell’imperfezione.
La luce esalta le proprietà della materia: naturale, spesso radente, evidenzia la texture della massa muraria e ne descrive il carattere duro e arido, mentre una ridotta profondità di campo trasmette un senso di immaterialità.
Lo spazio compositivo è generato dalla geometria dei segni lasciati dalle casseforme o dalle involontarie decorazioni prodotte dalla mano dell’uomo e racchiude in sé la potenza del materiale, mettendone a nudo l’anima. 

Dario del Giudice

Lavora in ambito Edile ricoprendo incarico di dirigenza per impresa del settore, collega la sua passione per la fotografia al suo lavoro e comincia a fermare quello che vede e quello che sente attraverso scatti che ben esprimono quello che i suoi occhi e la sua anima colgono.
Non si ritiene un artista, ma semplicemente un tecnico e tecnico è il suo lavoro, per il quale gira nei cantieri dove giorno dopo giorno attraverso i suoi occhi e la sua anima comincia a guardare “oltre” e a vedere “altro”: da qui nasce il progetto “CONCRETE” esposto anche durante la prima edizione di Itinerarte. 

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